Napoli, città ossimorica, ricca di stridenti contrasti coloriti e colorati, misto di profumi e tradizioni, culla di multiformi civiltà, che sembra essere nata per “farsi” opera d’arte, teatro aperto, quotidiano, perenne. Eppure, tra le tante città celebrate e visitate dall’intuitiva coreografa Pina Bausch proprio quest’ultima non ne ha un ricordo, una dedica, solo un progetto coreografico abbozzato e mai realizzato». Ed ecco partire dunque la sfida; Michele del Grosso responsabile del teatro “Instabile” di Napoli, propone per il terzo anno consecutivo all’interno della sua rassegna teatrale “Se son donne fioriranno”, uno spettacolo omaggio a Pina Bausch dal titolo provocatorio “Pina…ma perché Napoli no!”, affidandosi all’esperta coreografa Flavia Bucciero e alla sua compagnia “Movimentoinactor” di Teatro Danza. «Ho colto come un’intelligente sfida la proposta di fare uno spettacolo su Pina Bausch che avesse un titolo così provocatorio» commenta infatti la Bucciero, «anche se confrontarmi con un tale mito e con una materia così pulsante e varia all’inizio mi ha un po’ spaventato». Ha deciso dunque di affidare la sua interpretazione del lavoro, ad una duplice chiave d’accesso; da una parte la sua esperienza artistica che le ha consentito di studiare e confrontarsi con il clima coreutico parigino, vicino alle esperienze di danza contemporanea della Bausch, dall’altro la sua origine partenopea, l’amore per questa città «bella e gioiosa, ma anche acida e spietata». Quello che ne è emerso è un lavoro che affonda la sua composizione nell’interiorità, nell’intuizione, nelle relazioni interpersonali e nella visione della città dal “di dentro” e “da fuori”. La scelta musicale, volutamente non partenopea, mescola stili e influenze che hanno plasmato la multiforme città; dalla musica araba a quella Jazz, con incursioni nel neomelodico mediterraneo. Se il ballo è «un’interpretazione personale della forma che si vuole dare», Flavia Bucciero ha voluto insistere molto sull’aspetto di approfondimento psicologico nel movimento che si fa danza; «poter sfruttare uno spazio ellittico e affascinante come il teatro instabile di Napoli mi ha permesso di sviluppare ancora meglio il simbolismo coreografico del mio lavoro», garantendo una coesione tra il tema trattato e il luogo dove viene rappresentato. In scena dal 30 marzo al 1 aprile “Pina…ma perché Napoli no!” è dunque la prova di una bella sfida, lanciata ancora una volta da una città problematica, ma in grado di interrogarsi e proiettarsi nel futuro.
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